“L’amore, così come esiste nella società, non è altro che lo scambio di due fantasie e il contatto di due epidermidi”. Questo è quello che sosteneva Chamfort all’incirca due secoli fa, ma qualche anno è passato e pure l’amore, oggi, ha le sue derive nel web 2.0. È sceso da cavallo, ha smesso di sussurrare sotto ai balconi, di logorare pagine di carta che nella maggior parte dei casi non raggiungevano il destinatario per viltà dello scrivente, di passare notti insonni alla ricerca di conferme. Ha assunto sfumature diverse, nuovi modi per fiorire, nuovi schemi per sopravvivere. Ci sono storie e legami che sarebbe banale relegare nel campo degli scambi epistolari telematici che di poco innovano rispetto a quelli cartacei, ci sono storie che vanno molto al di là dei trilli di pc o ipad che segnalano un “c’è posta per te”, per fare il verso a un film di qualche tempo fa.
Seduti dietro un pc, navigando tra i social network, vestendo le identità dei profili che talvolta creano degli altri da noi e tal’altra ci restituiscono la parte più autentica del nostro modo d’essere perché schermati si è più liberi di essere veri, capita di innamorarsi di un modo di scrivere, di emozioni gettate nella rete a disposizione di tutti quelli che vorranno raccoglierle. Capita di ri-conoscere se stessi in un profilo altro, di cominciare a chattare con quella identità fluida che forse si desidererà conoscere anche nella realtà, ma altrettanto probabilmente si preferirà non far venire alla luce, perché al fuori di quello spazio non spazio tutto potrebbe essere fatalmente diverso, perché nelle parole consegnate allo schermo, nelle conversazioni affidate alla rete c’è un’esigenza di conoscenza. L’amore diventa un riconoscere se stesso nell’altro, un immergere la propria solitudine in quella dell’altro, specchiarsi in una identità la cui vicinanza si cerca per esprimersi al di fuori della routine, al di fuori di quello che si deve, che si pretende. Un io e un tu senza gli schemi di quello che si fa nella vita, di quello che si è stati, di quello che si sarà. L’amore al tempo delle chat può essere più puro e meno condizionato e condizionante? Può essere uno scambio di fantasie, ciononostante più autentiche della vita reale, dove tutti indossano consapevolmente e inconsapevolmente delle maschere sociali?
Mi piaci quando taci
Mi piaci quando taci perché sei come assente,
e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca.
Sembra che gli occhi ti sian volati via
e che un bacio ti abbia chiuso la bocca.
Poiché tutte le cose son piene della mia anima
emergi dalle cose, piene dell’anima mia.
Farfalla di sogno, rassomigli alla mia anima,
e rassomigli alla parola malinconia.
Mi piaci quando taci e sei come distante.
E stai come lamentandoti, farfalla turbante.
E mi ascolti da lungi, e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io taccia col tuo silenzio.
Lascia che ti parli pure col tuo silenzio
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, silenziosa e costellata.
Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice.
Mi piaci quando taci perché sei come assente.
Distante e dolorosa come se fossi morta.
Allora una parola, un sorriso bastano.
E son felice, felice che non sia così.
(Pablo Neruda)
Maria Mancusi