Le recensioni di Connessioni Letterarie
Chiudete gli occhi e immaginate una spirale conica che scende verso il centro della terra.
Questo è l’aspetto geometrico che darei al romanzo di Joël Dicker, La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert, uscito nel 2012, Editions de Fallois/L’Âge d’Homme. Questo polar (neologismo francese che fonde policier, poliziesco, e noir) ha l’impronta tipica del romanzo d’inchiesta americano, ma è scritto in francese. Già qui serpeggia un dubbio: un francese che imita gli americani? Non sia mai, lo sciovinismo francese impera senza traccia di crepe anche nel mondo della letteratura. Quindi tranquilli, non avete sbagliato ad aggrottare la fronte. Dicker non è francese, ma svizzero. E dopo la lettura del romanzo, i suoi dati anagrafici non ci stupiscono: la mole dell’opera (più di seicento pagine) e l’ancora, anche se impercettibilmente, traballante padronanza delle tecniche narrative coincidono con l’ottimismo e la giovane vena letteraria di un autore nato nel 1985.
L’immagine geometrica del pozzo a spirale sopra evocata possiede una doppia valenza: è una discesa verso le verità del passato, ma è anche uno scavo interiore, alle origini della vocazione di scrittore. Procedendo per gradi, risulta necessario una sommaria delineazione della trama: nel 2008, prima delle elezioni americane che proclameranno Barack Obama nuovo presidente degli Stati Uniti, uno scrittore trentenne, Marcus Goldman, reduce dal successo del suo primo romanzo e in sindrome da “pagina bianca” da parecchi mesi, si trova coinvolto in un’inchiesta intricata e ricca di colpi di scena. Nel giardino della casa del suo mentore, il celebre scrittore Harry Quebert, ad Aurora, piccolo villaggio del New Hampshire, viene ritrovato il cadavere di Nola Kallergan, quindicenne scomparsa nell’estate del 1975, in misteriose circostanze. Per salvare la reputazione del suo maestro, e unico amico, Goldman inizia a inoltrarsi nella spirale oscura e concentrica del passato. Scopre così che il capolavoro di Quebert, “Le Origini del Male”, è frutto dell’incontro con Nola, che nonostante la sua giovane età fu musa e compagna dello scrittore in quell’indimenticabile estate. Le storie degli abitanti di Aurora e i vari destini dei personaggi si intrecciano in una complicata e inestricabile rete di opinioni, episodi nascosti, testimonianze taciute e verità inconfessabili. Goldman farà coppia con il comandante Gahalawood e insieme seguiranno un percorso a tappe, simile al noto “gioco dell’oca”, anche se non saranno sempre loro a tirare i dadi del destino. L’equilibrio fra ricerche e risultati non viene mai raggiunto, si ha sempre l’impressione di essere giunti a traguardi parziali: le scoperte portano ad altre scoperte, in un interrotto succedersi di ragionamenti logici e intuizioni surreali.
Al di là della suspence creata dall’inchiesta e dal finale a dir poco inaspettato (come in tutti i polar che si rispettino), la dimensione che più incuriosisce in quest’opera è quella del metaromanzo: Goldman non solo racconta del caso Quebert, ma anche di come è riuscito a scrivere due opere sull’inchiesta. La prima opera sarà un libro intitolato “L’Affaire Harry Quebert”, il secondo sarà proprio il romanzo che stiamo leggendo, “La Verité sur L’Affaire Quebert”. Il percorso individuale di Goldman in quanto scrittore si alterna ai passaggi sull’inchiesta, in una catena intermittente di analessi. Spaziamo dagli anni universitari, dove muove i primi passi di scrittore sotto l’egida di Quebert, all’uscita del suo primo romanzo, un best-seller strepitoso che lo catapulterà nel jet-set newyorkese e lo farà poi precipitare nell’abisso della sindrome da “pagina bianca”, analizzata con dovizia di particolari e usando tutte le tinte della tavolozza degli stati d’animo. Il tutto è organizzato in capitoli che hanno come incipit i 31 consigli di Quebert per diventare scrittore. Indimenticabile il consiglio 15: “Vedrà, Marcus, alcuni vorranno farvi credere che un libro è un rapporto con le parole, ma ciò è falso: si tratta di un rapporto con le persone”. Oppure il numero 9: “Le parole sono importanti, Marcus. Ma non scriva per essere letto: scriva per essere ascoltato”. E “La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert” sembra costruirsi proprio attorno a questi due punti: è un romanzo di personaggi che non possiamo fare a meno di ascoltare. La sera, terminato il capitolo, posato il romanzo sul comodino e spenta l’abat-jour, vi sembrerà di dover collaborare in qualche modo all’inchiesta e di dover assolutamente telefonare a Goldman o al comandante di polizia per suggerire loro alcune piste da seguire.
L’autore in un’intervista ci fa sapere che la redazione di quest’opera è stata un’avventura di due anni, tenendo sempre presenti due libri-faro della sua formazione letteraria: “Uomini e topi” di John Steinbeck e “La fattoria degli animali” di George Orwell. C’è da credere che l’ispirazione e la costanza nell’edificare l’intricata spirale di questo romanzo siano frutto anche dell’esempio di questi due autori. Resta il fatto che l’acquisto in un’anonima libreria parigina de “La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert”, premio Goncourt dei liceali e Gran Premio del Romanzo dell’Académie française, è stato forse il colpo più fortunato delle mie ricerche letterarie degli ultimi mesi. Vi auguro una piacevole lettura… una volta che ne sarà uscita la versione italiana (probabilmente edizione Bompiani)!
Caterina Sansoni
Titolo: La Vérité sur l’Affaire Harry Quebert
Autore: Joël Dicker
Anno: 2012
Editore: Editions de Fallois/L’Âge d’Homme
ISBN: 2877068161