Recensioni

La solitudine dei numeri primi

Scritto da Maria

la-solitudine-dei-numeri-primiAll’uscita del secondo romanzo di Paolo Giordano, La solitudine dei numeri primi, ho deciso di ripercorrere a ritroso la sua carriera di scrittore, leggendo il suo primo scritto, che lo ha consacrato come autore di rilievo, seppure debuttante, e gli ha fatto vincere alcuni premi letterari.

Leggendo il libro ci si accorge subito che tali riconoscimenti sono meritati: la scrittura è fluida, scorrevole e viene in aiuto al lettore con una serie di immagini d’impatto perché facilmente accessibili, che permettono a chi legge un contatto diretto con la realtà rappresentata.

Innanzitutto, la trama: orchestrata sui due fili paralleli delle vite dei due protagonisti, che con un primo colpo di scena si intrecciano quando Alice e Mattia incrociano i propri sguardi ancora al liceo, descrive l’esistenza dei due giovani torinesi accompagnandoli dall’infanzia all’età matura. Inizialmente si è un po’spaesati davanti a due vicende divise, che non sembrano avere punti di contatto, ma poi la scelta dell’Autore diventa chiara quando egli fa incontrare i due protagonisti. Una scelta che sembra comporre un sistema binario, un’alternanza esclusiva tra le storie dei due personaggi principali, la quale risulta poi lo scheletro di tutto il romanzo, perché viene mantenuta con poche deroghe man mano che si va avanti nella lettura. Scelta, del resto, azzeccata: è la perfetta parafrasi del rapporto fra Mattia e Alice, due “numeri primi” – a loro fa riferimento il titolo – per la loro unicità rispetto a tutti gli altri, ma anche “numeri primi gemelli”, che, come due numeri primi vicini ma divisi da un solo numero intero che si frappone tra loro, sono sostanzialmente simili ma non arrivano mai a toccarsi: lo spiega il narratore all’inizio del capitolo 21. Mi è venuta però in mente un’altra metafora per tradurre il percorso esistenziale dei due personaggi della Solitudine: due rette parallele, che in quanto tali si possono toccare solo all’infinito, solo, perciò, nell’universo indefinito delle possibilità. Rimaniamo ancora nel campo della matematica e della geometria, l’ambito della formazione dello stesso Giordano.

Un’altra caratteristica degli eventi narrati è la loro capacità di avvincere il lettore e di trattenerlo al libro. Gli avvenimenti sono disposti in maniera studiata: come un lungo fiume, l’Autore prende largo spazio per descrivere fatti e psicologie dei personaggi – qui il fiume scorre lento e fa ampie anse –, ma quando meno lo si aspetta, ecco la decisione inattesa o il colpo di scena, come se l’acqua del fiume si gettasse all’improvviso in rapide, se non in una cascata. Esemplare in questo senso il momento in cui Alice incontra la presunta Michela, la sorella di Mattia, scomparsa ormai da quando era piccola.

Ma il romanzo è fatto anche di atti mancati, che sembrano caratterizzare più Mattia che Alice. Il protagonista maschile non inizia una relazione con quella che pure considera la sua metà e pur avendone più occasioni, scappa anzi da lei appena chiamato a lavorare all’estero – quando il lettore si aspetta proprio che i due inizino una storia d’amore –, al termine del romanzo Alice rinuncia a trattenere a sé Mattia e non gli dice nemmeno di aver forse rintracciato la sua gemella Michela. Sono tutti movimenti che, ancora una volta, spiazzano il lettore, come il finale, che volutamente “non conclude” la vicenda, lasciandola aperta.

Due parole sullo stile. Giordano si caratterizza per una scrittura facile, diretta, fatta di espressioni idiomatiche e colloquiali tipiche del parlato quotidiano non particolarmente sorvegliato – infatti ricorrono alcune costruzioni irregolari ma correntemente utilizzate nell’italiano dell’uso medio. Proprio questo consente un immediato coinvolgimento da parte del lettore, perché il rapporto tra lui e l’Autore è improntato alla conversazione piana, come fra amici. Colpisce poi l’utilizzo insistito di similitudini e metafore; il loro ambito può essere o legato alla vita quotidiana e a oggetti e fenomeni che stanno sotto gli occhi di tutti, così da imprimere bene nella mente del lettore le sensazioni dei protagonisti, avvicinate ai più diversi fenomeni naturali, che evocano spesso varie esperienze sensoriali, o scientifico, dove emerge maggiormente la formazione di scienziato dell’Autore. Egli fa comunque appello alla sfera dei cinque sensi, come per dare dei fondamenti più solidi, quasi scientifici, alle emozioni dei personaggi. Uno tra i pochi nei del romanzo, a mio modesto parere, è l’utilizzo del discorso diretto libero: a volte le parole dei personaggi vengono riportate senza segni di punteggiatura, seguendo il flusso delle parole. È un espediente che aumenta la rapidità di narrazione e di appropriazione dei contenuti da parte del pubblico – quanto conta la velocità nei romanzi di oggi! –, ma io avrei preferito una segnalazione più netta degli interventi dei personaggi.

Infine, un invito: chissà quante di queste caratteristiche si ritrovano nel nuovo lavoro di Paolo Giordano, Il corpo umano… I lettori potranno fare i debiti confronti.

Titolo: La solitudine dei numeri primi
Autore: Paolo Giordano
Anno: 2008
Editore: Mondadori
Collana: Segni
ISBN: 8804577029

Lorenzo Paradiso

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