Ricordate come ci eravamo lasciati?
Possibile che con lo strumento delle nostre leggi, con l’ausilio della nostra Costituzione, con il buon senso, lì dove viene meno l’onestà, non si riesca a partire dalle esigenze comuni? Possibile che le alternative siano solo vuota opposizione, stravolgimento delle istituzioni, corruzione, immobilismo?
Andate a votare, ognuno per sé, ognuno per il proprio partito. Non allontanatevi dalla POLITICA, allontanate i politici da voi. Mettetevi e metteteli alla prova. Voleranno cazzotti anche sulle pressanti esigenze comuni? Allora abbiate il coraggio di cambiare, di denunciare, non con un tweet, non con un insulto… Fermatevi nelle vostre case, nelle piazze, nelle scuole, nei negozi… Fermatevi se non volete che sopravviva solo il fango…
(da Elezioni 2013 e campagne politiche: vincono gli insulti)
Erano state queste le nostre parole prima del voto. Poi siamo andati alle urne e l’Italia ha scelto di non scegliere. Nessuno ha vinto queste elezioni e tutti le hanno perse, anche se i protagonisti faticano a crederci, in modi diversi.
Le ha perse il centro destra con otto milioni e mezzo di elettori in meno rispetto alle ultime elezioni, anche se si accontenta di un pareggio facilmente ottenuto grazie a una insulsa legge elettorale e contro un centro-sinistra che non c’è e che negli ultimi anni ha perso più tempo a sedare scismi interni che a costruire una politica proattiva. Le ha perse Monti, e con lui il Fli e l’Udc, perché non ha capito che il sapere non sempre coincide con il saper fare. Le ha perse il Movimento 5 stelle, perché quella che è uscita fuori da queste elezioni sembrerebbe essere non tanto un’Italia desiderosa di cambiamento, come vanno urlando ai quattro venti, piuttosto un paese il cui astensionismo record dalle urne, previsto e prevedibile, dice una sola cosa: il disgusto verso certi politici e certi modi criminali di fare.
Per dirla con le parole di Costantino Kavafis, sebbene ne rovesceremo il senso, i nostri “barbari” sono arrivati. Puntuali. Non c’era bisogno di attenderli, erano già tra noi. Lo spettro della straziante disoccupazione, dello spread che sale, delle leggi necessarie che non trovano il consenso della maggioranza parlamentare, dei governi che non stanno in piedi, dell’Europa che ci guarda da lontano minacciosa e minacciata dall’Italietta vile. Dicevamo i barbari sono arrivati e di fronte a questi titanici nemici si è sfoderata la solita confusione. Confusione all’italiana. O forse dovremmo dire matrimonio all’italiana – non ce ne voglia il buon De Sica. Eh sì, perché di matrimoni pare si stia trattando, mica di politica? Chi dirà di sì al Pd? Il Pdl o il Movimento 5 stelle? Be’ la posizione di quest’ultimo sembra chiara: non sono in vendita, loro non ci stanno a fare la parte della bisbetica domata. E allora? Allora ecco che piove l’assurdità più assurda: il voto anticipato, come se si ignorasse che l’ingovernabilità costa cara (ogni cento punti di spread in più sono circa 3 miliardi di euro all’anno). E come la chiamereste voi? Responsabilità? E sì e deve essere per questo senso di responsabilità che qualcuno non mette in vendita il proprio corpo deputato come al mercato delle vacche, che qualcun altro, novello Napoleone, si vanta di avere poteri di risurrezione perpetua, mentre altri tentano o pensano a nozze di convenienza. Per non parlare dell’idea di un governo tecnico. Ma non uscivamo da un governo tecnico che doveva affrontare gli stessi problemi che ci troviamo ad affrontare ora? E mentre ognuno dice la sua, anche quelli che non si capisce a che titolo parlino, come Casaleggio che rilascia dichiarazioni al Guardian, si ha la sensazione che quest’Italia sia un Motel a 5 stelle. Confortevole, ma adatto solo a soggiorni brevi, sia per quelli che lo governano sia per quelli che ci vivono, perché sono troppe le cose che non ci piacciono e che non capiamo. Non capiamo perché sia così difficile trovare una quadra in un momento di necessità. Non capiamo perché uno che non si è candidato e che non è stato nei fatti eletto prenda la parola e guidi la politica e le scelte di un nutrito gruppo di parlamentari, 163, quasi tutti personalmente sconosciuti. Non capiamo come potrebbe durare un governassimo. E quello che non capiamo non ci piace, perché sembra condurre a scenari poco rassicuranti.
Bersani vada alla Camera, vada al Senato con la sua compagine, col suo “governo di minoranza” e vediamo che cosa succede, vediamo quanti politici e quali decidono di non votare la fiducia, quanti preferiscono l’instabilità al buon senso. Gli elettori, poi, tireranno le somme. Potrete star certi che non ci saranno elezioni che tengano, perché gli italiani, nel migliore dei casi, e se non si lasceranno andare alla violenza, non voteranno, né a destra né a sinistra. Forse sosterranno il Movimento 5 stelle, che non sarà il movimento “più amato” dagli italiani, ma quello della demagogia e del populismo, che prendono piede in tutti i periodi storici di crisi. E allora la domanda da porsi, se si aprirà un’altra crisi politica, come è verosimile, è: dopo Grillo che cosa ci sarà? Quali sono le basi di questo movimento, come eleggeranno gli organismi dirigenti, se li eleggeranno? Come procederanno le candidature? Il movimento morirà con Grillo? Un movimento, un partito, un’ideologia politica sana non è arrogante, non è urlata, non si costruisce sulle parole di uno solo, ma chiarisce le regole della sua trasparenza e della sua partecipazione. Altrimenti è pericolosa, pur se si fa portavoce di sacrosante necessità. Certo i tempi sono diversi, ma proprio perché sono diversi anche le dittature sono diverse. Sono dittature del pensiero, subdole, perché illudono di poter dare, quello che nessuno altro può. Speriamo di sbagliarci, ma la storia è contro di noi. Il comune modo di sentire è contro di noi, perché di fronte ai “barbari” il nostro “senato”, i nostri “consoli” e noi stessi rimarremmo fermi, immobili. La pseudo civiltà e le comodità hanno ucciso il bisogno di verità, ci hanno tolto il gusto del dissenso e della ribellione. Allora scopriremmo la profeticità dei versi di Kavafis che vi proponiamo:
Che aspettiamo, raccolti nella piazza?
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori?
Quando verranno le faranno i barbari.
Perché l’imperatore s’ è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari
L’imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l’offerta d’una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei ceselli tutti doro e argento?
Oggi arrivano i barbari,
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.Costantino Kavafis, Aspettando i barbari
Maria Mancusi
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