Fare fuori la medusa sembra un feuilleton in chiave moderna. Qual è la genesi di questo romanzo?
Pensavo a una “confezione” per libri virtuali. Era chiaro ed evidente che in un paese come l’Italia, la “confezione” è uno dei presupposti fondamentali per una larga e rapida diffusione degli ebook. Poi mi è venuto in mente il blog con la sua “forma” così evidentemente inadatta allo scopo e mi sono convinto fosse la strada da battere.
Quindi ho provato a fornire all’idea una piattaforma versatile, un tema semplice un font e un corpo che garantissero una buona leggibilità, una forma che consentisse agli eventuali lettori l’opportunità di sfruttare le qualità multimediali del medium e la possibilità di giocare con la storia e con l’autore. Ecco perché farefuorilamedusa ha una foto per ogni capitolo che interpreta il tema dell’episodio, una “depandance” su Facebook con luoghi virtuali molto divertenti come il medagliere dei lettori e la rassegna stampa in cui si trovano recensioni e interviste. Naturalmente ogni singolo elemento di farefuorilamedusa su facebook è corredata da un immagine. Ecco perché l’autore è perennemente online ed ecco perché il romanzo d’appendice. Ok forse questa storia delle puntate va spiegata.
In realtà la puntata non viene, in questo caso, da un’idea pescata guardando indietro, ma guardando dritto davanti a sé. Negli ultimi trentanni più che mai ci siamo trasformati in un popolo di guardoni. Persino il modo di guardare le parole di un libro corre a creare l’immagine prima di muoversi in verticale lungo linee contemplative. Oggi la gente vede i romanzi, vive i romanzi e ricorda i romanzi come film. Spesso nel raccontare un passaggio di un libro si usano i termini “scena”, “stacco”, fino al frequente lapsus in cui ci si rivolge al “libro” come al “film”. Ma oggi il referente comune dell’audio visivo non è più il cinema, il testimone è passato da qualche anno alle serie tv. Narrativa seriale in tutto e per tutto.
Credo che qualunque sia la forma scelta per raccontare una storia, dovrà fare i conti con il modo di fruizione preferito da tutti nel relativo momento storico.
Fare fuori la medusa è un romanzo compiuto che distribuisci a puntate o è un romanzo che nasce e cresce dall’interazione con i lettori?
Una via di mezzo. Esiste qualcosa di più strutturato di una scaletta ma di meno rigido di un’opera compiuta. Mi è capitato e mi ricapiterà di apportare lievi modifiche al canovaccio.
Nell’era della condivisione che ruolo hanno i social network nella letteratura?
Grazie per la domanda, mi spiace solo che questa domanda non se la siano posti gli editori italiani o che l’abbiano posta alle persone sbagliate. I socialnetwork sono un mezzo neutrale e hanno il ruolo che si decide per loro, naturalmente. Il punto è che nessuno si merita di scegliere questo ruolo. I socialnetwork non sono una aberrazione tecnologica, sono semplicemente il modo con cui la gente interagisce con la gente. E se loro interagiscono con quello qualunque cosa debba interagire con la gente deve interfacciarsi con loro, pena il fallimento di ciò che ci si propone di fare con “la gente”.
Tornando a farefuorilamedusa si è cercato di fare in modo che grazie ai social i lettori potessero interagire con altre comunità, leggere il romanzo e discorrerne, nella sala commenti che ho su facebook o su twitter e scriverne sui loro blog, vedere il loro blog crescere dal punto di vista delle visite grazie al traino del romanzo e viceversa.
Quello che non è ancora chiaro ai vecchi tromboni delle case editrici più “vecchie” è che i numeri sui social non crescono linearmente ma esponenzialmente. Paradossalmente è più dura passare da zero a ottocento lettori che da duemila a ventimila!
Ciò non vuol dire che la crescita sia automatica o sia sempre il risultato di un insondabile colpo di fortuna.
Tocca lavorare per la gente perché le nuove confezioni siano vive e tali vanno mantenute.
I nuovi media possono generare nuovi generi letterari?
I generi sono costruzioni ex-post e non linee guida, detto questo, chi tira le fila del baraccone sarebbe capace di dare un nome a questa roba? Certo che sì.
Da autore digitale quale credi sarà lo sviluppo dell’editoria?
Oggi siamo tutti crossmediali e gli strumenti sono tutti, nessuno escluso, nelle nostre mani. Non ha più senso parlare di editoria come la si è intesa fino a ora. Fine dei romanzi, fine dei film, fine dei quadri. Oggi ci sono le istallazioni, e sono tutte istallazioni. C’è solo il racconto, e così come i generi i medium sono strumenti pronti all’uso. Il nuovo racconto è crossmediale. Niente di apocalittico. Aspettiamo che scelgano un nome nuovo su cui sdraiarci e ci accorgeremo che non è cambiato nulla, che tutto è sempre stato così. L’autore, il racconto, i lettori.
Quali sono i tuoi progetti per questo romanzo?
Niente di innovativo. Ho ricevuto delle offerte di pubblicazione che sto valutando.
Chiudiamo sempre le nostre interviste con due domande di rito:
La frase che ti è piaciuto di più scrivere, leggere o ascoltare.
La frase che mi è piaciuto di più scrivere è una frase di farefuorilamedusa.
[ … ] abbiamo stabilito un contatto, io e la meraviglia, e io sto lì in piedi con il giaccone a fare la figura del coglione. E che la rima enfatizzi il concetto! [ … ]
Quella che mi è piaciuto di più leggere è una frase di che Gogol ha scritto in un magnifico racconto intitolato “Vij” e la frase è:
alzatemi le palpebre!
Quella che amo ascoltare e riascoltare è una battuta che il Dottor cox fa a J.D. nella prima stagione della serie tv statunitense “Scrubs”.
non so se questo te l’hanno insegnato nel paese delle fate e degli orsacchiotti cucciolosi, dove ovviamente se non sei cresciuto, tu hai passato la maggior parte delle tue estati, ma tu vivi nel mondo reale, adesso, oook???
Un tuo messaggio per i lettori di Connessioni letterarie…
Non accettate consigli da nessuno. Non sulla narrativa, per favore. E mai, in nessun caso, da scrittori italiani!
Tonia Zito