Dove finiscono i propri dati dopo la morte?
Ogni giorno produciamo una quantità infinita di dati: email, messaggi, post su social network, fotografie, video.
Ieri la privacy si custodiva in cassetti, scatole, armadi. Diari, fotografie, lettere permettevano di ricostruire il proprio passato. L’archivio della memoria, delle relazioni, dei sogni e delle aspettative di ciascuno aveva un luogo fisico e poteva essere rintracciato al momento della scomparsa.
Ieri bastava aprire una scatola, un cassetto, un armadio, forzare un lucchetto e un mondo poteva essere svelato. Oggi l’archivio dei nostri spazi privati ha cambiato luogo di consegna. Ieri il nostro archivio era custodito in un luogo fisico, oggi è sigillato nella memoria di un computer, nello spazio web. Non è cambiato solo il luogo di consegna ma anche l’accessibilità alle informazioni.
Oggi gran parte delle nostre relazioni si sviluppano nella rete, in un mare magnum di informazioni si concentrano le tracce degli spostamenti, delle emozioni, dei momenti fondamentali dell’esistenza di ciascuno.
Sembrerà macabro chiederselo, dove finiscono le tracce degli utenti quando smettono di esistere?
Se Facebook e Twitter danno la possibilità di creare dei profili commemorativi per segnalare una persona scomparsa, Google da qualche giorno dà agli utenti la possibilità di fare un vero e proprio testamento digitale quando si è ancora in vita.
Inactive Account Manager è il sevizio progettato dall’azienda di Mountain View per stabilire dove finiranno i propri dati dopo un periodo di inattività del proprio account. Inactive Account dà la possibilità di programmare il futuro dei servizi Gmail, Blogger, Drive, Plus, Picasa, Voice e YouTube. Questa opzione avvia, secondo quanto stabilito dall’utente, la cancellazione della propria iscrizione e dei propri dati ai vari servizi della società dopo un periodo di inattività, che va dai tre ai dodici mesi, oppure il permesso per parenti e amici per accedere ai propri contenuti. Si possono indicare fino a 10 eredi.
Allo stato attuale non esistono leggi che regolino la successione dei beni digitali. Molti sono i familiari che non sono riusciti ad avere accesso all’account Facebook di una persona scomparsa ostacolati dall’applicazione della legge sulla privacy. In una società digitale dove la quotidianità si sposta nel web è fondamentale stabilire un testamento digitale. Il servizio proposto da Google, aiuta a proteggere la privacy e la sicurezza nell’aldilà digitale, dando la possibilità ai parenti dei defunti di accedere alla memoria digitale dei loro cari scomparsi. Questa opzione permette loro di recuperare fotografie, email, video, pensieri, di ricostruire la memoria, il passato, le tracce di una persona amata. Informazioni, emozioni, ricordi che andrebbero altrimenti persi per sempre. Se fino a poco tempo fa l’accesso a questi dati era permesso solo a chi aveva, in vita, affidato il suo testamento digitale a servizi privati come Legacy Locker e SecureSafe, oggi con questa opzione il testamento digitale diventa alla portata di tutti.
Ieri i nostri ricordi erano custoditi in un cassetto, oggi le nostre tracce sono nella rete.
Cambia il luogo di consegna del nostro archivio, della nostra memoria, ieri uno spazio fisico oggi uno spazio virtuale.
Questo potrebbe essere il primo passo per contemplare la creazione di leggi che tutelino l’eredità digitale di ciascuno.
Tonia Zito
Immagine di vespertino