Le recensioni di Connessioni Letterarie
Il piano dei conti di Melania Mieli, lo dico subito, è un’opera molto intelligente. Lo definirei un prodotto mainstream, in quanto romanzo non di genere ma neanche esclusivo appannaggio di un pubblico di nicchia. Si tratta infatti di uno ‘spaccato’ sul mondo del lavoro, e da qui la scelta – tanto obbligata quanto azzeccata – dell’autrice di abbinare un tono prevalentemente grottesco a un punto di vista alternato in grado di conferire una maggiore coralità alla narrazione.
Ma andiamo con ordine: Il piano dei conti è interamente ambientato tra le mura della Firm, una società di consulenza finanziaria strutturata secondo uno schema piramidale. Protagonisti delle disavventure sono, in ordine di importanza gerarchica, i Master, i Manager, gli Expert e gli Junior.
I personaggi hanno tutti, ovviamente, dei nomi e dei cognomi; ma, allo scopo di evidenziarne la spersonalizzazione e l’assorbimento in un lavoro che fagocita tempo ed energie, ecco che vengono identificati quasi esclusivamente con il loro ‘grado’ di appartenenza. Abbiamo, così, Master Giovialità, Manager Fomento, Junior Scheggia, eccetera.
Venendo alla mia personale esperienza di lettore, posso dire d’aver inizialmente scambiato Il piano dei conti per l’ennesimo romanzo a sketch a base di arrivismo, ripicche, favoritismi e corteggiamenti della pausa caffè (sono in molti a scrivere sulla scia delle gag di Camera Cafè e ad ambientare intere storie dinanzi a un distributore automatico); salvo scoprire che non era questo il caso: dietro una facciata da narrativa di consumo si nascondeva infatti, oserei dire, un sapiente intreccio di entertainment ed engagement.
Sei uno stronzetto irritante per la maggior parte del tempo e penso che questo ti conferisca un discreto successo nel lavoro.
Nella fattispecie, la piacevolezza della lettura è resa possibile da uno sguardo obliquo capace di incamerare l’homo sapiens in tutti i suoi ‘caratteri’ morali (per dirla con Teofrasto o con La Bruyère) o ‘tipi’ psicologici (per dirla con Jung).
Se il vero protagonista è l’edificio della Firm, i personaggi – opposti solo all’apparenza – che deambulano per i suoi piani e corridoi, più che soggetti diversi, sono come diverse istanze di una medesima psiche, frastagliata come la nostra attuale società. In ciò, due personalità agli antipodi come il tenebroso Master Nero e l’imberbe Junior Candore, che appaiono subito come due ‘funzioni’ portatrici sulla scena di connotazioni contrarie (lussuria/purezza, astuzia/ingenuità, egoismo/altruismo, eccetera), tendono a incontrarsi nei momenti di crisi, allorquando le furberie dell’uno lasciano il passo alla vulnerabilità e le debolezze dell’altro manifestano delle risorse inaspettate.
Ecco allora che Il piano dei conti non è solo una denuncia – pur presente – dello sfruttamento sul lavoro e delle relative ansie (si veda il vasto campionario di tic nervosi, iperventilazioni e scatti d’ira di Junior Scheggia ed Expert Foglia, con quest’ultima comicamente ossessionata dal riconoscimento sociale), ma si configura come un’opera sulla crescita, sul cambiamento e sull’empatia.
Oltre che, seppur solo tra le righe (come è giusto che sia in un romanzo), come una messa in discussione del nesso tra capitalismo e patriarcato e, tangenzialmente, come una riflessione sulla naturale ‘parità’ della psiche (per un’androginia che lascia cadere qualsivoglia netta differenza tra elementi e tendenze prettamente ‘maschili’ e ‘femminili’).
Per concludere, posso dire di essermi molto divertito con questo romanzo, e per tanti motivi: per l’ironia di situazioni non di rado equivoche, per il ‘gioco’ di gesti e parole spesso ambivalenti nelle interazioni (tra l’inflessibile e asessuata Master Retta e il teneramente infatuato Junior Candore, ad esempio), e soprattutto perché si tratta di un’opera suscettibile di critica letteraria, che stuzzica la mente del lettore.
Andrea Corona
Autore: Melania Mieli
Titolo: Il piano dei conti
Editore: inKnot
Anno: 2019