Recensioni

Il Giorno. Le Odi

Scritto da Maria

Le Recensioni di Connessioni Letterarie

Può un poema scritto circa due secoli e mezzo fa essere attuale e parlare, in qualche modo, anche ai nostri tempi? È la sfida che ci lancia la lettura del Giorno di Giuseppe Parini, opera di oltre 3200 endecasillabi sciolti, peraltro incompiuta, che non si legge certamente per i suoi rimandi alla realtà contemporanea, ma che può avere in ogni caso interessanti appigli alla vita sociale in cui noi siamo immersi.

Il poema rappresenta la giornata-tipo di un nobiluomo del Secondo Settecento nella Lombardia che Parini ben conosceva. Il narratore, in veste di precettore del giovin signore – così è appellato il nobile –, segue il protagonista nelle parti del giorno in cui è scandita l’opera stessa, Mattino, Meriggio, corrispondente all’ora di pranzo, Vespro e Notte, descrivendone le attività. Il giovin signore non inizia la sua giornata come il resto dei comuni mortali, ma si sveglia con il sole già alto, dopo aver passato la notte fino a tardi fra teatro e salotti nobiliari; con tutta calma fa colazione, riceve i maestri di musica e di danza, quindi si dedica alle gravose quanto interminabili occupazioni dell’abbigliamento e del trucco – ebbene sì, perché nel Settecento anche gli uomini si imbellettavano di cipria e si facevano nèi finti, ma non siamo tanto lontani da quanto compiono alcuni pari dei nostri giorni.

Dopodiché, il nobile si avvia al palazzo della sua dama preferita, di cui è cavalier servente, una sorta di amante legittimato dai costumi del tempo, con buona pace del marito, contro la cui compiacenza si scaglia a più riprese il sarcasmo dell’Autore. Bisogna comunque tenere presente che all’epoca il matrimonio era un contratto d’interesse fra famiglie diverse, soprattutto ad alti livelli sociali, l’amore tra due persone era estraneo a questa istituzione, ma Parini non manca di criticare l’usanza del cavalier servente, o cicisbeo, che non faceva altro che rendere l’adulterio una pratica istituzionalizzata.

Finito il pranzo, giovin signore e dama si avviano per una passeggiata in carrozza, prima di passare la sera e la notte nel salotto di una nobildonna che raccoglie il fiore della società tra vari giochi da tavolo, come gli scacchi, un gioco simile all’odierno backgammon, giochi con le carte e la cavagnola, avvicinabile alla tombola. Viene un po’ da sorridere, se si pensa che nel salotto si riuniscono molte persone in là con gli anni, che passano il tempo giocando al corrispettivo del bingo, come alcuni dei nostri pensionati…

Il poema si chiude su questa scena, all’improvviso: l’Autore avrebbe dovuto continuare il filo del racconto, ma non lo fece mai. Nonostante ciò, nella Notte si tocca il culmine della rappresentazione ironica della nobiltà settecentesca, una linea che informa interamente il poema: nella cosiddetta “sfilata degli imbecilli” Parini tratteggia figure caricaturali di nobili, afflitti dai più particolari vizi e ossessioni, fino a rendere i volti dei personaggi assimilabili a maschere e identici alle figure che si trovano sulle cartelle della cavagnola, come Arlecchino, Pantalone o Pulcinella.

Del resto, la scrittura del Giorno è spinta e poi caratterizzata dall’ironia pungente dell’Autore nei confronti della classe nobiliare, attraverso la tecnica dell’ironia antifrastica: il narratore sembra del tutto solidale con il giovin signore con le sue affermazioni, ma si tratta di un bluff, perché pensa esattamente il contrario di ciò che dice. In questo modo si creerebbe una forte distinzione fra Autore e narratore, che sembrano su due lunghezze d’onda opposte per quanto riguarda il giudizio sulla nobiltà, ma queste due figure vengono a riconciliarsi se si tiene conto dell’artificio dell’ironia antifrastica, in cui l’affermare il contrario di ciò che si pensa ha fini sarcastici – in fondo è qualcosa che compiamo anche noi, a volte.

Parini, così, è deciso nel porre in rilievo tutte le negatività del comportamento dei nobili, i quali ormai non rivestono più alcun ruolo di guida per l’intero corpo sociale, come poteva accadere un tempo, ma passano le loro lunghe giornate nelle occupazioni più inutili, o dilatando fino all’inverosimile attività come il vestirsi o il pranzare. Bersaglio continuo e costante dell’Autore è l’ignavia di tali figure, che a volte si rendono conto dell’inutilità e del vuoto delle loro esistenze, segnate dalla noia e dalla sottomissione alle convenzioni sociali, ma non riescono a porvi rimedio e a modificarle.

Ma in particolare, due sono i comportamenti che, a mio parere, avvicinano quei nobili a persone altolocate dei nostri tempi, che sicuramente non hanno preoccupazioni materiali tali da distoglierli da attività prive di scopo. Il giovin signore dedica moltissimo tempo alla scelta dei suoi abiti fino al più minuto particolare e una notevole cura al trucco: oggi alcuni uomini presentano la stessa ossessione, rivolgendosi senza particolari remore alla cosmesi; questo comportamento muove alle critiche tanto noi oggi quanto Parini un tempo, che rimproverava il suo “eroe” di poca mascolinità. L’altro costume criticabile è presentato nella sezione del Meriggio: si racconta un episodio di maltrattamento della cagnolina della dama, punito con grande spietatezza con il licenziamento del servitore che aveva osato sferrare un calcio all’animale, il quale pure in precedenza lo aveva morso. L’Autore è abile nel presentare l’affetto smodato della dama per la sua cagnolina a confronto con il trattamento disumano riservato al servitore, nonostante il fedele servizio prestato per molti anni alla casa della nobildonna. Quanti oggigiorno badano più ai propri animali domestici che a persone che si trovano in difficoltà, tanto materiali quanto spirituali, negando un sentimento di solidarietà verso un esemplare dello stesso genere, quello umano, che dovrebbe accomunarci tutti?

Una simile domanda se la poneva lo stesso Parini nella scrittura del suo poema, rivolto a una società che sentiva bisognosa di una riforma morale, soprattutto nei suoi livelli più alti.

Ecco che la spinta all’intervento civile sentita dall’Autore lombardo è qualcosa che può attuarsi ancora oggi, seppure con contenuti e forme necessariamente diversi. Il Giorno non è un testo facile da leggere, innanzitutto perché scritto in versi e in una lingua tradizionalmente letteraria, ma poi perché il discorso è complicato da numerose inversioni nella struttura della frase, per cui un elemento deve essere collegato a un altro magari lontano, e da un notevole lavoro retorico.

Resta il fatto che la letteratura, pure nelle sue forme più alte, in quanto tendono alla perfezione del dettato, abbia un valore e delle ricadute sociali e culturali e si debba fare carico del miglioramento degli uomini, anche in virtù della bellezza estetica che caratterizza le sue espressioni e che le fa imprimere meglio, in questo modo, nella memoria.

Lorenzo Paradiso

Titolo: Il Giorno. Le Odi

Autore: Giuseppe Parini

A cura di: Giuseppe Nicoletti

Anno: 2011

Pagine: 719

Editore: BUR Rizzoli

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