Le recensioni di Connessioni Letterarie
Il Colibrì di Sandro Veronesi, un libro commovente e a tratti cinico, una storia che parla d’amore e di dolore, di morte e di rinascita.
La storia di Marco Carrera e della sua famiglia, un interminabile susseguirsi di coincidenze, dolori, speranze che segnano profondamente la vita del protagonista.
Una storia fatta di separazioni, malattie, perdite disegna il percorso di un uomo ordinario, che lotta per sopravvivere al suicidio della sorella, alla malattia dei genitori, alla perdita della figlia, a un amore platonico.
Il colibrí, che dà il titolo al romanzo, è il nome che la madre attribuisce a Marco quando da bambino mantiene una statura inferiore alla media. Un nomignolo che finirà per diventare un modo di essere del protagonista. Come il piccolo pennuto Marco compirà innumerevoli giri per restare fermo, per sopravvivere anche quando la vita farà di tutto per annichilirlo. Perché in fondo, anche quando tutto sembra perduto, c’è sempre un buon motivo per resistere, per sperare.
(…) tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all’indietro.
In un passaggio costante tra presente e passato, l’alternarsi di lettere, email, telefonate e messaggi svelerà l’evoluzione del protagonista e dei personaggi definiti che gli ruotano intorno. Come pezzi di un puzzle, pagina dopo pagina, lentamente scopriremo i nodi della vita del protagonista e della sua famiglia, il perché delle sue scelte, del suo modo di affrontare l’esistenza.
L’avvicendarsi delle numerose perdite che connotano la vita del protagonista fa emergere il complesso e infinito concetto dell’amore nelle sue molteplici sfaccettature: quello celebrale che si consuma nelle parole ma non nella carne, che unisce ma allo stesso tempo separa; quello incondizionato che lega genitori e figli, nonni e nipoti anche quando sembra non esserci scampo; quello razionale che pur sembrando freddo resiste e continua nonostante tutto; quello viscerale per una vita autentica che spinge talvolta a scelte difficili.
Il filo conduttore di tutto il libro è il tempo, quella strana entità capace di disseminare la vita di ciascuno di gioie e dolori, nascite e morti, quella forza che quando ti mette di fronte a situazioni ingestibili, costringe a scelte che possono sembrare estreme. E se in tutto il romanzo Marco sembra subire gli eventi che la vita gli impone sforzandosi di restare a galla, in età matura quando la vita gli presenterà l’ennesimo conto da pagare, attraverso una scelta audace riprenderà pieno possesso della sua esistenza.
Nonostante le numerose pagine di dolore e disperazione, da cui ho scelto consapevolmente di prendere le distanze, alcuni passaggi – come la telefonata che un genitore non dovrebbe mai ricevere e il commiato dai suoi affetti – hanno aperto una breccia di commozione che non sono riuscita a tenere a freno. Eppure nonostante tutto, la vita autentica vince e il testo appare un inno alla resistenza, alla necessità di vivere senza compromessi, nella speranza di un mondo migliore.
Tonia Zito
Titolo: audiolibro.