Anche quest’anno il Salone del libro di Torino ha proposto “Incubatore”, uno degli aspetti più interessanti di questa fiera. Nuovi cercatori di sogni nel mare dell’editoria cartacea e digitale hanno trovato spazio nel Padiglione 3. L’Incubatore è stato riservato alle case editrici con meno di 24 mesi di vita e non legate a grandi gruppi editoriali. Quest’anno sono stati 22 i protagonisti, provenienti da tutta Italia. Giunto alla settima edizione, l’Incubatore si conferma un’opportunità di visibilità unica per queste nuove realtà editoriali, alle quali viene offerta l’opportunità di partecipare a condizioni speciali – costi contenuti, sala incontri gratuita, agevolazioni sulle spese di soggiorno – e verificare direttamente sul campo la validità dei propri prodotti, confrontandosi con gli operatori del settore e il grande pubblico. Molte delle realtà, che nel corso degli anni hanno trovato accoglienza in questa occasione e in questa location d’eccezione, sono diventate poi dei punti di riferimento nel panorama editoriale italiano.
Stiamo parlando di Area51 Publishing, Intermezzi, Lo Stampatello, Miraggi Edizioni, Neo. Edizioni.
Connessioni letterarie ha incontrato alcuni di questi giovani editori e ha cercato di capire con loro il motivo che li ha spinti a investire le loro energie in un settore così complesso, talvolta inaccessibile per le nuove realtà, e dove credono li portino questi primi passi e verso quale strada vada il futuro dell’editoria.
Gabriella Galbiati (Marotta e Cafiero editori): la nostra casa editrice nasce con una forte vocazione per l’impegno sociale delle sue pubblicazioni. Rispetto alle nuove possibilità del web, su cui ovviamente anche la Marotta e Cafiero punta, preferisco un’editoria dal sapore antico, quella che spero possa comunque trovare un posto nel futuro, perché a mio giudizio la carta non verrà mai sostituita dal digitale.
Virginia Foderaro (Opposto edizioni): quello che viviamo è un momento favorevole per i piccoli editori grazie all’opportunità e alla grande democrazia della rete. Io nasco dal web e ho iniziato con un sito di scrittura dove pubblicavo tanti autori. Poi è arrivato il primo libro, quasi una scommessa, e da lì, tra tante difficoltà, ho deciso di passare alla carta e di fare l’editrice. Credo che se si lavora con onestà e impegno si può andare avanti anche da piccoli editori. Sono molto interessata e favorevole a tutto quello che viene dalla rete, ho solo paura che talvolta essa possa essere veicolo di prodotti non di altissima qualità. Rimane perciò come obiettivo e deterrente il dover lavorare ancora meglio.
Mario Gelardi (Caracò editore): Caracò è nata due anni fa dalle idee di un gruppo di ragazzi sparsi tra Napoli e Bologna. Abbiamo messo insieme tutte le nostre esperienze, per creare un’attività concreta come una casa editrice. Ci occupiamo di narrativa contemporanea, teatro, il tutto con un forte impegno civile. Il nostro catalogo è disponibile anche in e-book, abbiamo un’ottima distribuzione e lavoriamo moltissimo servendoci di twitter, facebook. L’80% del nostro lavoro di promozione parte proprio dai social network. I social aiutano i piccoli editori a incontrare il loro pubblico, sono un mezzo molto democratico. Il fenomeno e-book è molto interessante, ma credo che ancora il passaparola sia fondamentale per il successo di un’opera.
Antonella Senese (Libro aperto edizioni): Siamo una casa editrice indipendente nata circa da 18 mesi e lavoriamo molto sia sul cartaceo che sul digitale, perché crediamo siano da portare avanti entrambe le strade. In particolare siamo affascinati dalle possibilità del digitale, perché abbiamo un riscontro quotidiano attraverso la promozione che viene fatta sui social network come facebook, twitter, linkedin. Crediamo molto nel futuro dell’editoria e nelle possibilità del digitale, grazie al quale gli stessi autori possono far conoscere le loro opere. Non pensiamo che l’editoria sia in crisi, pensiamo invece che sia fatta da piccoli editori indipendenti come noi, che lavorano con passione e per passione a stretto contatto con gli autori. Siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti, soprattutto giovani, poiché ci piace investire molto su di loro e sulle loro possibilità. Siamo affascinati dalle nuove tendenze della narrativa condivisa, in attesa che essa porti delle belle novità…
Paolo Cammilli (Porto Seguro editore): ho avuto la fortuna di esordire da scrittore con il romanzo “Maledetta primavera” e la pubblicazione di questa opera, che ha già venduto migliaia copie, è coincisa con l’esordio anche di questa casa editrice. Il testo si è affermato molto nel web, soprattutto su facebook, dove abbiamo circa 20.000 fan. Questa è stata la nostra fortuna. Il web oggi è la possibilità di democratizzare il marketing, altrimenti noi piccoli editori non potremmo tenere testa, soprattutto nella narrativa, alle grandi case editrici. Con lo strumento dei social le piccole case editrici possono concorrere alla pari con le aziende più grandi, perché il pubblico è la base che giudica e che si passa la parola se reputa il libro buono, se il testo entusiasma. In una fiera come questa gli spazi sono ristretti e fagocitati dalle grandi case editrici e noi possiamo solo concorre col valore del singolo testo. Nel futuro le piccole case editrici sono destinate a fare poca strada, lì dove i giornalisti sono compiacenti nel recensire testi assolutamente di scarso valore letterario. Molte volte non c’è nemmeno compiacenza, ma scambio di favori all’italiana. In questo caso i libri sono comprati ad arte, cosa che non succede con le piccole case editrici che non hanno gli stessi canali preferenziali e non possono far recensire i loro testi da grandi testate. I giornalisti dunque concorrono in modo efficace nel falsare il gioco dell’editoria a scapito dei piccoli editori. Nel web, invece, possiamo giocarla alla pari, non solo per l’affermarsi dell’e-book che è un fenomeno molto interessante per le piccole case editrici, ma anche per la possibilità di incontrare direttamente il lettore. Spesso le recensioni del pubblico su ibs, amazon, ecc. per i libri più venduti dalle grandi case editrici sono delle stroncature, cosa che non è successa al testo, cui è legata la nostra nascita, che fortunatamente è stato accolto con entusiasmo e ha goduto di buone recensioni. Un gioco falsato infatti può andare poco lontano, perché il rischio è sempre quello che poi i lettori perdano la voglia di acquistare.
Massimiliano Giordano (Nulla die edizioni): La nostra casa editrice è molto giovane e di grande energia, ci occupiamo di una squadra di 50 autori che cerchiamo di valorizzare. La nostra sfida è dimostrare che la distanza tra la piccola e la grande editoria è solo relativa ai dati e al fatturato, non alla qualità. Puntiamo sul valore delle opere da noi pubblicate e crediamo molto nel rapporto autore-editore. Cerchiamo di incontrare anche il pubblico di lettori attraverso le fiere e i social network che permettono di creare una rete tra autori e lettori ma anche tra altri autori ed editori, che instaura una sinergia capace di portare visibilità ai nostri libri.
Maria Mancusi