Le conseguenze dei fenomeni economici nazionali e internazionali – se si eccettuano i piccoli Comuni più ricchi e più evoluti, dove, le tendenze macroeconomiche si fanno sentire in misura ridotta, poiché tali centri, pur piccoli, risultano più capaci di ammortizzare i cicli economici che investono il Paese – pesano in maniera più diretta e immediata sui piccoli Comuni rispetto a quelli medio-grandi.
Le difficoltà legate alla congiuntura internazionale, infatti, si ripercuotono in tagli di spesa pubblica che, per un piccolo municipio che ha leve fiscali ridottissime, hanno effetti negativi, soprattutto e ovviamente, in materia di assistenza agli anziani, tutela del patrimonio storico-culturale, coesione sociale, qualità della vita, cultura.
Il destino dei piccoli comuni e delle loro Amministrazioni, che sfidano quotidianamente tanto l’esiguità di risorse finanziarie e strumentali, quanto l’isolamento, lontane dai momenti di discussione e di dibattito sul futuro che le attende, non sembra prospettarsi tra i più rosei. Essi vivono il rischio di non essere preparati dinanzi ai cambiamenti che segnano la società contemporanea, alle prese oggi più di sempre con una crisi economica che nuoce loro in particolar modo. È per ascoltare e dare spazio alle richieste e alle esigenze che provengono da questa minoranza – in realtà un sesto degli italiani! – che abbiamo pensato di chiedere delucidazioni a chi ostacoli e difficoltà li gestisce giorno dopo giorno.
Tra i succitati comuni, guidati solo dal caso, abbiamo scelto Lago, una piccola cittadina calabrese in provincia di Cosenza. Qui abbiamo avuto modo di costatare il rammarico di chi sarebbe chiamato a erogare e non a privare la comunità di servizi, confrontandoci con il dottor Giordano, funzionario contabile del comune e membro del Consiglio generale dell’associazione nazionale uffici tributi enti locali (ANUTEL), associazione che cura la formazione, l’assistenza e il perfezionamento professionale degli addetti agli uffici finanziari e tributari degli enti locali.
Francesco Giordano come definirebbe Francesco Giordano?
Francesco Giordano non ha una precisa idea di chi sia, ma, limitandosi a una valutazione di tipo oggettivo/istituzionale, può dichiarare di essere un felice padre di famiglia, molto assorbito dalla sua attività lavorativa che, per eccessivo spirito perfezionistico, gli porta via gran parte delle ore utili della giornata. Si è sempre occupato di cose tecnico/economiche/giuridiche con trascorsi bancari e un’attualità di funzionario contabile presso il comune di Lago, con divagazioni digressive nelle attività associazionistiche attinenti alla propria attività lavorativa. Ha seguito sempre l’istinto senza valutazioni riflessive e razionali sulle proprie reali vocazioni e sulla propria identità alla cui ricerca dovrà dedicare tempi supplementari.
Oggi i piccoli comuni, come quello di Lago (Cs), di cui lei gestisce l’ufficio finanziario, vivono grandi difficoltà di gestione. In concreto, che cosa migliorerebbe i servizi ai cittadini? Di che cosa si sente il bisogno? Crede che la politica italiana in generale si stia allontanando dalle necessità concrete della comunità?
Le difficoltà dei piccoli enti sono sostanzialmente riconducibili alla tendenza dello stato centrale a riservare parte enorme delle risorse finanziarie provenienti dal tessuto socio-economico al finanziamento dei poteri forti, delle lobby a essi vicine, dei privilegi delle caste, delle esose esigenze economiche di un sistema politico e dirigenziale di tipo politico mafioso, altamente verticistico, clientelare, corrotto e totalmente dedito all’accumulo di risorse senza che alle stesse sia posto un tetto oltre il quale dare spazio alle esigenze reali della collettività, sistematicamente manipolata attraverso politiche e strategie elettorali di pura demagogia e capaci di garantire continuo sostegno a un sistema degenere, autoreferenziale e autorigenerantesi. Minimo è quindi il margine di risorse riservato alla piccole realtà locali le quali, pur costituendo la gran parte della pubblica amministrazione, nonché quella più vicina alle reali problematiche della gente, vengono, insieme a quest’ultima, abbandonate a se stesse e costrette a finanziarsi con l’imposizione fiscale locale che, ricadendo su un tessuto sociale sostanzialmente povero, non garantisce le risorse necessarie per una reale autonomia operativa. Da qui la crisi profonda che i piccoli comuni stanno vivendo e dalla quale non usciranno facilmente a meno di un cambiamento rivoluzionario del modo di fare politica e della stessa politica nonché dei politici. I cittadini non hanno grandi esigenze o aspettative e l’unica cosa che pretendono è essere chiamati a contribuire alle spese sociali in maniera costituzionalmente proporzionale al proprio potere contributivo, nonché avere la certezza che quanto da loro pagato in termini di contribuzione venga reinvestito in servizi alla persona, al lavoro e alla tutela dell’ambiente e della sua salubrità. Insomma vogliono equità fiscale e onestà nell’uso delle risorse pubbliche. Oggi, però, si assiste esattamente all’opposto e questo sta creando povertà, rabbia e destabilizzazione con conseguenti rischi di degenerazione violente nel tessuto sociale ormai ampiamente ferito.
Connessioni Lettererarie è un blog che si occupa principalmente di cultura. Crede nel potere che essa ha di cambiare il mondo? Se a Lago ne aveste la possibilità di che cosa vi fareste promotori?
In quest’ottica la cultura è conditio sine qua non per acquisire piena coscienza di sé, del proprio ruolo nella società, del proprio diritto al lavoro e a una società equa, onesta, capace di incentivare il merito e l’impegno, capace di assicurare una corretta redistribuzione della ricchezza tra le diverse classi sociali e produttive, capace di assicurare a tutti livelli minimi di assistenza sociale e di crescita culturale e professionale. In una società colta non avrebbe spazio la corruzione dilagante, il clientelismo, l’iniquità fiscale e sociale, per il semplice motivo che un popolo consapevole non consentirebbe tale tipo di degenerazioni nella misura in cui comprenderebbe quanto esse sarebbero nocive per il futuro dei propri figli. In tale contesto, sarebbe bello realizzare, in un piccolo paese come Lago, un centro di aggregazione socio-culturale, dove persone dotate di bagaglio e patrimonio culturale possano trasmettere la propria “ricchezza” a chiunque abbia il desiderio di affrancarsi da uno stato di torpore strategicamente indotto in loro da una società edonistica e consumistica, che ha relegato la cultura e i valori portanti della società, come quelli familiari, a una nicchia mentale per sfigati, gettando le basi di cemento armato della manipolabilità di massa.
Per concludere, la nostra domanda di rito: c’è una frase che le è piaciuto scrivere più di tutte? Se sì, quale e perché?
La frase che adoro e che ha un significato molto più profondo di quanto possa apparire è la seguente: errare è umano, ma dare la colpa agli altri dei propri errori lo è ancora di più, perseverare poi è diabolico se non scellerato.
Un messaggio ai lettori di Connessioni Letterarie…
Il messaggio che lascio è: “leggete qualsiasi pezzo di carta vi troviate a calpestare e cercate sempre di capirne il vero contenuto, vi aiuterà a comprendere voi stessi”.
Maria Mancusi