Le recensioni di Connessioni Letterarie
Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini è innanzitutto un romanzo di ritorno. Il protagonista, Silvestro, decide all’inizio del racconto di lasciare la città in cui si è trasferito da anni, una triste e grigia Milano, per ritornare nella natìa Sicilia per breve tempo. Ma oltre che un romanzo del ritorno alle origini, l’opera è anche un romanzo di ricerca: Silvestro si muove per cercare se stesso e in particolare un recupero della dimensione sociale, del dialogo con gli altri uomini del suo tempo, un periodo piuttosto oscuro del Novecento italiano, gli anni della guerra di Spagna (1936-39).
Silvestro lavora in tipografia, vive una vita monotona e soprattutto povera, con una donna che non lo sostiene, a tal punto che il suo ruolo è indeciso tra fidanzata e moglie – nemmeno il protagonista-narratore lo sa specificare. Su tutto questo pesa la difficoltà del momento storico, la limitatezza di risorse, la lontananza della classe politica del Regime, impegnata in una guerra ingiusta quanto inutile. Silvestro riceve una lettera dal padre, in cui lo informa di aver lasciato la madre ed essere scappato con un’altra donna, molto più giovane di lui. Il protagonista decide allora di lasciare uno scenario che gli è, in fin dei conti, indifferente ed affrontare un viaggio di due giorni per raggiungere la madre, Concezione, in occasione del suo onomastico, l’8 dicembre, anche se in realtà riuscirà a vederla solo il giorno dopo.
Durante il viaggio Silvestro incontra varie figure: due poliziotti del Regime in incognito, contadini, commercianti; tra essi emerge il Gran Lombardo, un siciliano che analizza efficacemente la situazione sociale del momento ed invita ad occuparsi di «nuovi doveri», ovvero doveri più alti di quelli conosciuti e perseguiti dagli uomini di quell’epoca, oppressi da un sistema socio-politico che limita l’azione di ciascuno e ne diminuisce la dignità.
La presa di coscienza di Silvestro continua nel villaggio dove abita la madre, con cui ha un lungo colloquio basato sui ricordi e sulla figura del padre, rappresentato da sua moglie come un uomo inetto e fatuo, al cui termine Silvestro è condotto per le case del paese dove Concezione effettua iniezioni ai malati. Il protagonista si rende conto della povertà della gente siciliana, ma poi incontra alcuni personaggi “diversi”, in quanto critici nei confronti della società in cui si trovano a vivere.
L’arrotino Calogero, il sellaio Ezechiele e il panniere Porfirio hanno in realtà una valenza simbolica, poiché rappresentano rispettivamente la lotta comunista, il mondo della cultura e la fede cristiana. Sono tutte forze che possono guarire un’umanità disfatta, una società sfaldata in cui il dialogo è divenuto una prova insostenibile, ma che alla fine non riescono a tradursi in atto: i personaggi conducono Silvestro in un’osteria e annegano la loro insoddisfazione nel vino, rappresentazione figurata di questa sconfitta, al che Silvestro, deluso, si allontana.
Il giovane quindi ha un colloquio ai limiti del credibile: parla, in un cimitero, con il fratello morto in guerra. È la trasposizione della presa di coscienza di questo evento, di cui Silvestro era all’oscuro e che costituisce un’ulteriore accusa a carico del fascismo, che conduce alla morte tanti giovani sull’onda di una retorica trionfante quanto vuota. Silvestro torna allora a casa della madre e le fa comprendere la necessità di un cambio di rotta rispetto a quella imboccata dalla società italiana degli anni ’30.
Il titolo dell’opera fornisce una chiave importante per l’interpretazione: il romanzo è impostato sui dialoghi e le conversazioni costituiscono il momento di confronto fra i personaggi e i loro sistemi di mondo. La parola è l’elemento che riconduce Silvestro sulla strada degli uomini, che lo recupera alla società imponendogli però un compito nuovo e difficile, perché osteggiato dal corpo civile. Da una situazione di afasia e disperazione nella “non speranza”, Silvestro apprende di nuovo a conversare, confrontandosi con le persone della sua terra anche se ne sente oramai la lontananza di esperienza; capisce che è impossibile e insensato ritornare nella comunità di origine, per questo al termine del racconto lascia il paese, ma con la consapevolezza di un nuovo compito, quello di portare all’umanità una speranza di riscatto.
Questo si compie innanzitutto con il valore della testimonianza: Silvestro, nel capitolo XLIII afferma di sentire il dovere di mostrare la verità del suo tempo, «vendicare i vinti, perdonare i vincitori», con una formula che richiama Virgilio, riscattare il genere umano sofferente attraverso il racconto di tali dolori, ed essere il “nuovo Shakespeare” per la gente di Sicilia del XX secolo. In questo modo emerge il compito dello scrittore nel pensiero di Vittorini, raccontare le vicende di persone dimenticate da tutti, neglette anche per la loro condizione di povertà materiale e a volte spirituale, in modo da generare consapevolezza, contribuire alla conoscenza della realtà e a migliorarla, se possibile.
Conversazione in Sicilia, divenuto un classico del Novecento, non è però un romanzo facile da leggere: i personaggi assumono a volte significati simbolici, rappresentano altro rispetto al semplice piano delle vicende; lo stile non è diretto, anzi è molto particolare. Proprio su questo piano l’opera emerge per la sua particolarità. La lingua ha delle importanti inflessioni poetiche, che la avvicinano alle contemporanee espressioni dell’Ermetismo. I sostantivi sono legati ad aggettivi inconsueti, a cui di solito non sono associati, aumentando il peso espressivo delle parole, perché il lettore è portato a riflettere su entrambi gli elementi e sulla loro connessione. Inoltre, soprattutto nei primi capitoli, si osservano ripetizioni, scansioni delle frasi per riprese, costruzione dei periodi per polisindeto, cioè con proposizioni tutte legate dalla stessa congiunzione.
Tutti questi caratteri costituiscono le prove che hanno fatto parlare di prosa lirica per lo stile di Vittorini, secondo un preciso intento dell’Autore, quello di elevare l’esposizione dei fatti ad un livello superiore rispetto alla colloquialità normale. Gli eventi raccontati assumono così una nobilitazione e vengono accolti nel campo della letteratura medio-alta. Un buon esperimento, anzi una prova riuscita, visto che Vittorini è divenuto uno dei punti di riferimento della letteratura novecentesca.
Lorenzo Paradiso
Titolo: Conversazione in Sicilia
Autore: Elio Vittorini
Anno: 1941
Editore: Bompiani
ISBN: 9788817015486