Attualità

Cognome materno, perché no?

Scritto da Maria

Non consentire ai genitori di dare ai figli il solo cognome della madre è illegittimo. Così sostiene la Corte europea dei diritti umani, che ha accolto il ricorso presentato da una coppia italiana che, dal 1999, anno di nascita della figlia, si batte per registrarla con il cognome materno, per non disperdere la memoria del nonno, noto filantropo.

La Corte ha individuato da parte dell’Italia due violazioni alla Convenzione europea sui diritti umani: una all’articolo 8 sul rispetto della vita privata e familiare; l’altra all’articolo 14, che vieta le discriminazioni di genere. La Corte ha in sostanza affermato che, se una regola che stabilisce che ai figli legittimi sia attribuito il cognome del padre può rivelarsi necessaria nella pratica, l’inesistenza di una deroga a questa regola, nel momento dell’iscrizione all’anagrafe di un nuovo nato, è eccessivamente rigida e discriminatoria verso le donne. Così ha dato tre mesi all’Italia per adeguare la normativa.

Allo stato della legislazione attuale, è oggi possibile affiancare il cognome della madre  a quello del padre, sulla base di una procedura disciplinata dal Dpr n. 54 del 13/03/2012, che ha modificato e semplificato una norma del 2000. Se prima infatti la competenza spettava al prefetto e al ministro dell’Interno insieme (creando un doppione farraginoso), ora l’unica autorità decisionale è il prefetto, al quale vanno presentate le istanze per chiedere la registrazione del doppio cognome. O meglio l’affiancamento del cognome della madre che resta comunque il primo. L’istanza deve essere motivata, anche semplicemente dal fatto di non perdere un cognome destinato a estinguersi. Una volta ottenuto  il nulla osta del prefetto, la pratica segue un percorso veloce, piuttosto simile a quello delle pubblicazioni di matrimonio.

La norma attuale è però piuttosto ambigua perché impone al cittadino di motivare la propria richiesta, ma al tempo stesso invita i prefetti a negare il permesso solo in caso di gravi ragioni di interesse pubblico.

Ci sono ancora molti nodi da sciogliere. Primo fra tutti l’eventuale possibilità di dare cognomi diversi ai fratelli, poi la retroattività della legge, per le coppie che volessero cambiare cognome ai figli già registrati con quello paterno e, di conseguenza, l’eventuale adeguamento del codice fiscale, che in Italia riporta le consonanti del cognome.

Maria Mancusi

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