Poco dopo arrivò ondeggiando all’auto, ma prima di entrare slacciò i piolini del tettuccio sulla cappotta.
― E metti sempre le mani dove non devi metterle, oh! ― lo redarguì Ernesto.
― Erne’ ma quello fa un caldo che si muore, fammi stare quieto e non fare il solito scassacazzo ― e, come se non avesse sentito, s’introdusse all’interno dell’abitacolo e si allungò fuori dal tettuccio, poggiandoci i gomiti sopra. ― Accussì piglio un poco d’aria fresca. Possiamo andare, Poirot.
Il detective emise il suo solito sospiro pesante, di rassegnazione per il guaio passato. Si fecero gran parte del viaggio con lui al volante e Gianfranco beatamente coi capelli al vento che parevano una coppia di sposini. Qualche simpaticone per strada gli aveva anche urlato “auguri alla sposa!” […]
La volontà del chimico, Mauro Oropallo