Le recensioni di Connessioni Letterarie
Fin da quando vidi il Tevere la prima volta, parcheggiato in un albergo della città eterna con i miei genitori, e poi per tutti gli anni in cui ho vissuto a tre passi dall’Appia e a qualche centinaio di metri dal primo bar decente, Roma mi è stata contro, una parete di travertino bianca sulla quale schiantarsi a ogni cambio di rotta. Assai peggio di questo, Roma mi appariva bugiarda. Dove era la città eterna? Dove erano la magia del lungotevere in festa e le star in vespa? Io non le vidi. Perché io vedevo, e vedo ancora, un paesino papalino costruito su un mare di rovine, gonfiatosi di gente e cemento con l’unità di Italia e peggio ancora con il boom economico. Pasolini fu il primo a parlarmi della Roma che vedevo, e dopo di lui pochi altri, sempre persone della periferia, spesso rapper.
In All’ombra del suo corpo l’autore, Marco Minicangeli non ci racconta bugie, e fin dalle prime pagine ho rivisto Roma, la Roma reale che conoscevo. È una città grigia e disperata, arresa e spaesata, un tritacarne feroce dove genti di tutte le etnie e di tutte le provenienze vengono mescolate insieme. Ed è questo credo il primo grande punto a favore dell’opera: la sincerità, non si sta mentendo al lettore e quindi proviamo subito empatia per il protagonista.
Non voglio entrare nel dettaglio, diciamo solo che si tratta di un ex poliziotto, ma lontanissimo dallo stereotipo dell’ex poliziotto eroico (o antieroico) a cui ci ha abituato la narrativa statunitense.
Alessio il protagonista, che piaccia o meno, è uno di noi. È una persona normale, che vive l’eccezionalità della sua vita in quella palude di malinconie misurate e gioie incomplete. Non ha niente di speciale, e se ce l’ha è per qualcosa dato da una somma indescrivibile di frammenti di vita. Alessio è un tipo vero, che vive ai borghi veri, di fianco a quel che sembra un Tevere vero. Per un romanzo ambientato a Roma, scusate se è poco.
Lo stile che Marco Minicangeli sceglie è serrato nella struttura macroscopica ma non nel dettaglio. I capitoli sono brevi e si succedono rapidamente l’uno dopo l’altro scandendo il tempo dell’azione, talvolta nel loro svolgersi tutto rallenta per seguire un caffè sul fuoco o il passo sensuale e rapido di una bella donna. Minicangeli se la gode nel descriverci questa storia che ricorda molto più un romanzo di Camilleri che un giallo vero e proprio, per quella sua completezza narrativa che annulla il protagonista in un paesaggio di personaggi complessi anche se a volte solo accennati.
Lo consiglio vivamente, e non voglio aggiungere altro per non rovinare alcuna sorpresa.
Altri angoli di Roma necessiterebbero dello sguardo clinico e sincero di Minicangeli e spero proprio che ciò avvenga.
Vittorio Lauro
Titolo: All’ombra del suo corpo
Autore: Marco Minicangeli
Anno: 2016
Pagine: 121
Editore: inKnot Edizioni