Un corretto piano dei conti prevede che ogni transazione venga contabilizzata da un conto all’altro secondo i principi della partita doppia: Dare e Avere. Un linguaggio amministrativo dove il fine è determinare il reddito di un’azienda e controllare tutti i movimenti finanziari della stessa. Ed è intorno al piano dei conti di una multinazionale, la Firm, leader di servizi professionali delle imprese, che i personaggi del romanzo Il Piano dei conti di Melania Mieli, pseudonimo di una blogger e scrittrice italiana, prendono vita e lottano quotidianamente per far quadrare i conti che non tornano: quelli con se stessi e con le proprie vite.
Nel romanzo tutti i dipendenti sono suddivisi in una scala gerarchica ben definita: Junior/Expert/Manager/Master e all’interno della stessa si muovono secondo policy aziendali molto rigide.
Sono tutti personaggi ben definiti, chiari, i cui appellativi richiamano lo stereotipo che rappresentano all’interno dell’azienda: Expert Foglia, Elisa, ragazza di provincia ma pronta a sacrificare tutto per mostrare quanto vale, Master Nero, Manuel, che ha il potere ma sogna di essere sottomesso, Manager Fomenta, Marco, che invece non ce l’ha e sogna di averlo, Expert Retta, Monica , instancabile e spietata stakanovista, Junior Candore, Giulio, nerd e ingenuo, Junior Scheggia, Marzia, la nuova arrivata stressata e vessata che fa da contraltare a Junior Giovialità, Arianna, donna frivola e impreparata e assunta alla Firm solo grazie al padre Master Giovialità, Luciano, insieme a Master Nero il maggiore azionista della Firm, uomo spietato e autoreferenziale, che vive esclusivamente per il profitto della Firm di cui muove le fila
Per quanto la prestigiosa Firm prometta prospettive di luminose carriere e scalate dalla base ai vertici per chi saprà distinguersi per impegno, forte resistenza allo stress e disponibilità, in realtà vige un sistema drammaticamente ingessato, prigioniero dei propri tabù e delle proprie caste.
La separazione tra i due mondi è netta e profonda anche negli spazi fisici:
Il settimo piano della Firm è un rettangolo di trecento metri quadrati, metà dei quali dedicati a tre grandi open space, delimitati da sottili pannelli che ospitano i dipendenti suddividendoli per grado gerarchico. Nella fattispecie banchi di compensato, armadietti in acciaio e portatili Lenovo nella junior room, scrivanie di abete, librerie in ferro battuto e computer fissi della Acer nella expert room; mobilio di quercia, lampade di design e Apple a doppio schermo nella manager room.
La scrittrice con un guizzo di ironia e una carica di irriverenza, ci presenta una serie di personaggi, che si alternano in un gioco di ruoli nonché degli opposti, nei quali ognuno di noi facilmente riconoscerà qualche collega, e ci racconta di una serie di situazioni e di dinamiche di un certo mondo del lavoro, che potremmo vivere o di cui abbiamo esperienza quali arrivismo, competitività, raccomandazioni, gelosie, passioni e sesso. Le scene di sesso perverso tra Master Nero e la sua prostituta Stella, dove i ruoli si capovolgono e il dominatore diventa il dominato, sono descritte con forte spinta libidica ed erotica e lasciano persino trasparire qualche rivelazione di emozioni amorose. Nelle scene di sesso, numerose nel racconto, lo stile di scrittura composto e politically correct lascia il posto a una scrittura cruda, esplicita e liberatoria.
A mio avviso Stella è il personaggio più umano e più vero del romanzo nonostante le sue origini e il suo mestiere. Disillusa ma onesta, con alle spalle una storia di crudeltà e di sfruttamento, in un contesto fortemente sessualizzato ed erotizzato, rappresenta il punto di equilibrio tra potere, liberazione femminile e possibilità per le donne di scegliere di diventare oggetto sessuale, di prostituire il proprio corpo e perfino sottoporlo a forme di tortura.
A vederla oggi forse non si direbbe, eppure Stella da ragazza aveva un singolare debole per i classici. Uno di suoi libri preferiti era infatti gli Amores di Ovidio (…) La sua frase preferita in assoluto, che avrà scritto almeno cento volte sulle porte dei bagni, sui banchi di scuola, sui muri delle stazioni, era una massima agrodolce che sapeva già di disillusione e che recitava “L’amore non dura se togli ogni lotta”
Sarà durante l’evento per eccellenza della Firm, il Christmas party, dove si brinda alla Firm che fa crescere e ripaga di ogni sforzo con il successo e la protezione di una grande famiglia elettiva, che ognuno di questi personaggi sarà messo di fronte a se stesso: Master Giovialità alla sua arroganza e alla sua illusione di onnipotenza, Master Nero ai i suoi traumi, Master Retta alla sua insaziabile ambizione che nasconde una profonda solitudine, Expert Foglia alle conseguenze delle sue scelte e ognuno di loro fedele alla propria natura, sceglierà il proprio destino.
Dietro a una storia apparentemente semplice, la scrittrice affronta temi sociali ed esistenziali contemporanei quali la solitudine del mondo moderno causata dall’etica del guadagno, di un mondo che spesso perde il contatto tra ciò in cui crede e il modo in cui agisce, calpestando la dignità umana, il mondo delle pari opportunità, il sessismo, quello subdolo, quello che si manifesta nei gesti quotidiani, spesso inconsapevoli, nei sorrisi e nelle parole, più o meno sussurrate, volte a infantilizzare e sminuire l’autorevolezza delle donne nel mondo del lavoro e in politica.
Se penso che non mi hai voluto vedere per tutte queste settimane con la scusa di lavorare, ridacchia acido Cliente Boria, avresti fatto molto meglio a succhiarmi l’uccello, cosa che fra l’altro ti riesce decisamente meglio…
Il testo rivela come dietro ai tentativi di rivalsa delle donne, si nasconda un mondo ancora troppo maschilista.
Hai proposto me perché te la fai sotto a spartire la scrivania con un collega maschio. Hai proposto me perché sei convinto che così come mi hai posseduta a letto puoi continuare a farlo anche sul lavoro. Hai proposto me perché sono il giusto compromesso tra affidabilità, preparazione e rassicurazione. Oggi mi offri un avanzamento di carriera, ma nel prossimo futuro mi costringerai a restare un gradino sotto di te.
In perfetta sintonia con il filone postfemminista, Melania Mieli non nega la femminilità, il piacere che può derivare dall’abbellimento e dalla sottolineatura della sensualità del corpo femminile. Racconta di donne che rivendicano il diritto di usare il proprio corpo come strumento di seduzione e arma di provocazione, donne che amano i tacchi a spillo e odiano le ballerine e si sentono represse nell’indossare giacche e pantaloni.
E la nota di apertura del libro, tratta non a caso, dal romanzo L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, risuona come monito a tutte le donne, affinché non perdano la loro femminilità e la loro dignità di fronte al lavoro e alle ambizioni, rischiando di finire inchiodate davanti al vuoto e al rimpianto della vostra identità perduta.
Un romanzo lucido, irriverente, grottesco, dove il giudizio è sospeso lasciando spazio al punto di vista del lettore.
Perché in effetti ancora molte questioni restano irrisolte: perché le posizioni decisionali sono ancora ricoperte nella stragrande maggioranza da uomini? Perché le donne continuano a essere più vulnerabili degli uomini alla violenza? Perché i modelli estetici e gli stili di vita proposti dai mass media sono terribilmente limitati? Se le donne curano il loro corpo e il loro aspetto per far piacere solo a se stesse, perché le immagini cui cercano di avvicinarsi sono sempre così incredibilmente simili?
Credo che urgano delle risposte perché in gioco non è solo la libertà delle donne ma la libertà di tutti.
Gianni Granizio
Titolo: Il piano dei conti
Autore: Melania Mieli
Anno: 2019
Editore: inKnot Edizioni
ISBN: 9788898784936