La storia ormai è nota, cinque giorni di cicaleccio e foto sul web l’hanno resa tale e hanno avviato una campagna di solidarietà d’effetto, addirittura simpatica, se si vuole. In breve, per chi se la fosse persa, domenica scorsa, durante la partita giocata a Villarreal dal Barcellona, alcuni tifosi locali hanno lanciato al difensore brasiliano, Dani Alves, una banana. Il giocatore ha reagito raccogliendo il frutto e mangiandolo prima di battere un calcio d’angolo. Il gesto nella sua singolarità ha scatenato la rete, dove sono circolate una valanga di foto di personaggi famosi e gente comune che si sono immortalati mentre addentavano il frutto o semplicemente lo sbucciavano. Il tifoso razzista è stato arrestato ieri e per fortuna il trailer antirazzismo che ha fatto il “giro del mondo in tre giorni” farà ricordare questa storia come un happy end.
A parte la curiosità che spingerebbe a chiedersi se il fenomeno telematico ha fatto incalzare l’acquisto del frutto, vale la pena soffermarsi sull’azione del calciatore: tendere una mano e raccogliere, nulla di più e ciononostante un gesto che ha nella sua primordialità qualcosa di essenziale. Vi siete mai chiesti chi o che cosa è stato il motore del progresso per l’uomo primitivo? Per intenderci, la vita, il cervello le attività umane a partire da quale momento si sono sviluppate? Che ne direste se dicessimo dallo sviluppo della mano, così come oggi noi la possediamo, con dita prensili? Una mano afferra, stringe, può eseguire lavori di precisione, può difendersi, può arare, può costruire ciò che la mente immagina, può scrivere ciò che l’intelligenza detta, può disegnare ciò che la fantasia immagina.
Il potere dell’uomo, le possibilità del cervello umano sono legate al potenziamento della mano. Domenica scorsa, Dani Alves lo ha ricordato a tutti noi: ha riusato la mano, nel suo potere primordiale ed evolutivo, ha trasformato l’ennesimo gesto di intolleranza e inciviltà, quasi connaturati al mondo del calcio, in un’occasione di riscatto. E dopo di lui il web si è mobilitato, sperando che le tante foto condivise non siamo state scattate in ossequio a un trend, ma per ricordarci da dove veniamo. Tutti.
Maria Mancusi
Immagine di gilead