Il primo ministro albanese Edi Rama, ex artista entrato in politica, attraverso l’arte è riuscito a svegliare la coscienza dei cittadini.
I miei primi atti da sindaco di Tirana sono stati la demolizione di edifici abusivi e l’uso del colore per riportare la speranza che era stata persa. Perchè il colore non era solo arte, ma una forma di azione politica […] Quando dipingemmo di arancione il primo edificio grigio proprio al centro della città accadde un fatto inatteso, ci fu un improvviso ingorgo di persone che si fermarono a guardare come si stesse verificando un evento eccezionale o la visita improvvisa di una popstar mondiale. Ridipingere i luoghi chiave della città riportò negli abitanti di Tirana l’orgoglio di difendere la propria città.
Dopo la fine del regime comunista Edi Rama è tornato a Tirana per candidarsi al governo della città ed essere eletto nel 2000. In quegli anni la capitale albanese era in preda ad una schizzofrenia edilizia: senza un preciso piano urbanistico e senza una legge sui suoli che definisse i diritti di proprietà, gli spazi pubblici della città erano alla mercé di tutti. Per accaparrarsi il diritto acquisito sul suolo pubblico i cittadini costruivano edifici in tutti gli spazi disponibili lungo le piazze, le strade, le rive del fiume Lana. Si sviluppò così una seconda città controllata soprattutto dalla mafia.
Non appena nel 2000 è stato eletto sindaco Edi Rama ha deciso di rilanciare la sua città con un’azione fuori dal comune che ha sorpreso tutti. Dopo aver demolito gli edifici abusivi che avevano rovinato Tirana il sindaco ha iniziato a colorare con tonalità sgargianti e accese le facciate dei palazzi, delle case creando accostamenti bruschi che rompevano il grigio dell’edilizia cittadina. In poco tempo l’iniziativa ha fatto il giro della città spingendo i cittadini a riunirsi nelle strade e nelle piazze per scegliere insieme il colore da usare, per discutere sull’immagine pubblica della città. In alcuni mesi il progetto colore ha ridato speranza ai cittadini demolendo la rassegnazione e l’indifferenza rispetto all’uso degli spazi collettivi, considerati appannaggio di potere e violenza di pochi durante il regime comunista.
L’onda caleidoscopica innescata da Edi Rama ha svegliato le coscienze diventando un vero e proprio codice di comunicazione sociale. Un nuovo modo di fare politica per governare in modo originale e coraggioso che attraverso logiche alternative ha trasformato la città in un vero e proprio laboratorio.
L’espediente dell’arte ha fatto breccia nel cuore dei cittadini risvegliando il senso d’identità di ognuno e dando un nuovo volto alla rappresentazione della città. L’arte è diventata un vero e proprio collante sociale permettendo ai cittadini di riappropriarsi di spazi spodestati.
Un esempio che dovrebbe far riflettere per comprendere che ci sono strade alternative per coinvogere i cittadini nella cura dei propri spazi abitati.
Tonia Zito